Lingueglietta, luglio 2013
Il bronzo, questo materiale «eterno» di cui l’umanità si avvale da sempre per raffigurare imperatori, re e principi, vale anche come magia che fa apparire il sorriso sui volti umani quando si comincia a giocarci un po’. Ed esiste cosa più bella di un sorriso?
Arrampicati su una scultura, che arriva come uno strano compagno di viaggio, ci si trova già a un millesimo di centimetro dalla superficie della realtà.
Le piazze, le strade che percorriamo spesso e di fretta – c’è ancora chi le percepisce nella loro familiarità scontata?
L’arte è perturbante, nel senso migliore del termine – dal momento che riporta agli occhi le co se trascurate, il «non-visto». L’estraneo, ciò che non e consueto, è una possibilità che si apre per noi. È un uscire da sé, come piccole fughe in grado di aprire il cuore e lo sguardo a spazi più ampi. È un regalo per chi è disposto ad accoglierlo.
Fermarsi qualche volta, dimenticando se stessi, come accade nel gioco e nell’amore: questo, sì, ferma il tempo per un istante. Ci libera dalla nostra finitezza.
Essere senza tempo – anche solo per un attimo – è felicità.
Carin Grudda